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La sicurezza: le basi per una session di solo divertimento!

La cronaca a volte sembra volerci svegliare da un sogno con un diretto diritto sotto il mento per riportarci ad una realtà passata in cui l’incidente grave praticando il kitesurf non era evento raro.

La nostra passione per uno sport  dichiarato estremo potrebbe portarci a pensare che a noi non capiterà forse mai,  che è stato un caso fortuito e che  l’oceano racconta spesso tragedie forse in parte evitabili o forse no ma  che comunque sentiamo molto lontano da noi.

Quando succede un incidente ad uno sportivo amatoriale o pro che sia è sempre toccante e tutta la comunità degli sportivi ne risente emotivamente; siamo uomini  e le emozioni fanno parte del nostro essere ma siamo anche sportivi e quindi votati per definizione al superamento dei nostri limiti.

Quello che uno sportivo può e deve fare, quello che noi tutti possiamo fare è cercare di superarli  conoscendo il più possibile tutti i singoli passi previsti da procedure ormai standard di sicurezza del kitesurf.

La conoscenza di ciò può aiutare a rompere anche solo un anello della catena di eventi che possono portare ad un epilogo negativo.

Dunque è compito dei tecnici della federazione, istruttori di qualsiasi associazione o ente sportivo informare i propri allievi/soci ma è di fatto anche coscienza ed obbligo di ogni singolo sportivo di ogni livello cercare di ottenere il maggior numero di informazioni sull’argomento sicurezza, valutando sempre la fonte.

Tutto parte proprio da voi! in fondo siete voi che scegliete di fare kite, voi siete i migliori arbitri e giudici di voi stessi.

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Direi che iniziare dalla valutazione della propria condizione fisica sia assolutamente prioritario, personale certamente ma fondamentale.

Solo voi conoscete il vostro stato di salute.  Sento dire spesso: più il gioco si fa duro e più i duri cominciano a giocare.  Sappiate che non c’è un detto piò fuorviante di questo per quanto riguarda gli sport estremi. Non si tratta di orgoglio o dover dimostrare quanto si vale. Gli atleti professionisti degli sport estremi sono sotto attento controllo medico ed hanno a disposizione una  equipe votata al raggiungimento della loro massima performance; nessuna improvvisazione o atto impulsivo.

Dunque riflettiamo;  la conoscenza del proprio stato di salute è fondamentale in quanto se non lo si conoscesse a fondo anche una situazione  ipoteticamente tranquilla potrebbe risultare a rischio.

Voi direte: “ma noi siamo soci della Kitepoint! “

Ottima risposta e direi un buon punto di partenza; questo significa che abbiamo un certificato medico ( agonistico o non agonistico) obbligo di legge, che attesta le nostre condizioni generali di buona salute, abbiamo fatto almeno un elettrocardiogramma,  magari siamo anche donatori di sangue e ci manteniamo in forma.

Per quanto riguarda il lato tecnico, ormai gli standard di sicurezza dell’attrezzatura di cui ha bisogno un kiter per navigare sono davvero molto alti.

Esistono più livelli di sicurezza per quanto riguarda l’attrezzatura in senso stretto: depower, quick release, sgancio leash di sicurezza e coltellino..

Questi sono sistemi da conoscere ed esserne  assolutamente padroni ma non bisogna dimenticare che la sicurezza inizia a casa vostra e magari proprio nei giorni in cui non fate kite!

Lo so, lo so; siete impegnati, avete famiglia, gli obblighi lavorativi vi assorbono completamente ma onestamente, quanto vi farebbe arrabbiare questo scenario: dopo tanti giorni di “piatta”, finalmente si presenta  all’orizzonte una bella “ maestralata” di 20 nodi , arrivate in spiaggia e  scoprite che c’è qualcosa che non va nella vostra attrezzatura?

Quindi il consiglio è quello di controllare lo stato della vostra attrezzatura quando non siete impegnati in mare.

Si tratta di controllare:

1- Stato delle linee: usura, controllo di assenza di nodini, che potrebbero rappresentare i prossimi punti di stress e sicura rottura.

2- Stato della cima del depower

3- Stato della barra

4- Funzionamento del Quick Release

5- Stato delle briglie del Kite

6- Stato e pulizia delle carrucole (se presenti)

7- Stato del Kite in generale ( tessuto, stato dei bladders)

8- Stato della muta ( soprattutto quella invernale: il freddo toglie rapidamente energie e lucidità)

Ok, ci siamo , l’attrezzatura è pronta dunque siete pronti per una nuova session.

Qual sono i prossimi passi per godercela in pieno? La valutazione dello spot e delle condizioni meteo marine .

Valutare correnti, eventuali fronti all’orizzonte, stato del mare sono le valutazioni che un velista/ kiter deve constantemente fare e mai dare per scontato, neanche nel proprio home-spot,  in quanto possono cambiare a volte anche rapidamente soprattutto quando si parla di perturbazioni in evoluzione.

Chiediamo agli esperti del posto, aspettiamo che altri di un livello superiore a noi vadano in acqua per avere dei riscontri; onestamente se un kiter più bravo di me mi dicesse di non uscire io gli darei retta. Forse perderò una uscita di sicuro molto sofferta e non divertente ma di sicuro ne avrò guadagnate molte e molte altre; si migliora per gradi.

 Quindi riassumendo:

 1- Stiamo bene fisicamente e ben allenati   

2- Attrezzatura in ordine

3- Condizioni per una session adatta al nostro livello

Direi che con questa base di partenza allontaniamo di molto la possibilità che possa accadere qualcosa che vada al di la delle nostre capacità di risposta ad un evento improvviso.

Però non dimentichiamoci che non siamo in palestra  o in uno spazio chiuso: l’episodio che può innescare una serie di eventi può sempre accadere; sta a noi sapere come disinnescare la possibile miccia.

Realisticamente la maggior parte dei Kiters amatoriali esce in condizioni meteo marine relativamente standard dove il rischio maggiore è rappresentato dal calo di vento improvviso e /o rotture varie.

Scenario Calo di vento.

Ci ritroviamo in quella condizione che molti kiters temono: kite in acqua senza la minima possibilità di farlo ripartire.

Orgoglio personale distrutto, autostima a pezzi, sappiamo già che tornando a riva dovremmo offrire da bere a qualcuno, ma “no panic” e usciamone con le nostre forze. 

Applichiamo la procedura standard di Self Rescue, pochi passi da effettuare in sequenza, senza allarmismi.

 1- Rilascio completo del quick release lasciando arrivare la linea di sicurezza fino alla stopper ball.

2.- Recupero della linea di sicurezza ( meglio di lato per evitare intrecci e mai e dico MAI arrotolandola intorno a mani o dita) fino a giungere alla barra.

3- Avvolgere la linea di sicurezza intorno alla barra per essere sicuro di neutralizzare il tiro del kite e mantenerlo così in stand-by.

4- Iniziare a  riavvolgere  tutte le linee intorno alla barra, come si fa quando disarmate il kite a terra, fino a giungere in prossimita del kite.  Dovrete applicare un po di leva per riavvolgerle tutte.

5- Giunti al kite possiamo scegliere due opzioni: nuotare con il kite o usarlo come vela, dipendendo dalla direzione del vento che non è scontato possa aver cambiato direzione.

6- Esiste ancora una leggerissima brezza side, side on che ci permetterebbe di tornare a riva facendo meno fatica usando il kite come vela in acqua

Ottimo! Dunque la procedura è prendere uno dei due TIP e portarlo a noi che nel frattempo ci saremo adagiati al centro della leading edge. Con il kite completamente gonfio potrebbe essere difficile portare uno di questi TIP a noi; molti suggeriscono di sgonfiare un po il kite. Attenzione che i kites moderni sono tutti one pump, quindi se non lo aveste fatto prima chiudete tutti i bladders prima di sgonfiare leggermente la leading edge per facilitarvi il movimento e non rischiare uno sgonfiaggio eccessivo e repentino.

Si potrebbe obiettare: ma perché tutta questa fatica? Sgonfiamo tutto,  pieghiamo e nuotiamo.

Obiezione a cui si risponde sottolineando l’importanza di essere visibili in acqua e di risparmiare fatica; facciamo lavorare il kite per noi.

La procedure finali di “pack down” del kite, cioè sgonfiaggio e ripiegatura in mare, è valida se fosse presente un mezzo di appoggio pronto a raccogliervi: è una procedura non di sicurezza in senso stretto ma atta a facilitare il recupero a bordo.

In tutta questa procedura sembra ci siamo dimenticati di parlare della nostra cara e amata tavola, compagna di avventure; ebbene no.  Siamo in situazione di “emergenza” e dobbiamo fare una scelta e si opta sempre per il kite; gallegiabilità e visibilità. Certo se davvero le condizioni meteo fossero davvero tranquille con acqua piatta e la tavola fosse ancora vicino a noi, possiamo pensare di agganciarla al nostro leash ma sappiate che questo comporta sempre un margine di rischio. Pensiamoci dopo alla tavola, una volta a terra ed in sicurezza.

IL SELF RESCUE CODIFICATO DALL’ISAF

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Attenzione!In acqua le energie possono rapidamente consumarsi se unite a panico.  L’utilizzo di un giubbotto di aiuto al galleggiamento e prevenzione impatti è consigliato; in certe situazioni il cui sviluppo prevede del tempo in acqua per uscirne per riportarsi in completa sicurezza,  può fare la differenza nella gestione delle vostre forze.

Vorrei sottolineare uno scenario dove l’azionamento del quick release e sgancio leash di sicurezza sono  d’obbligo; mare con onda formata importante, kite ormai nell’impossibilità di essere rilanciato ma con ancora trazione o rischio di essere trainato dall’onda . Non c’è self rescue che tenga, li si rischia l’annegamento; abbandonare l’attrezzatura e pensare a portare a casa la pelle ragazzi!!

In questo scenario potrebbe essere anche di vitale importanza l’uso del coltellino inserito ormai nella maggior parte dei trapezi moderni o comunque se non lo avete pensate a dotarvene subito. Le onde potrebbero spingervi tra le linee del kite e rischiare di rimanerne avvolti; in tal caso estrarre il coltellino e tagliare con vigore le linee senza pensarci due volte.

Per quanto riguarda le rotture improvvise che hanno comunque una probabilità di avvenire anche se avete fatto un check completo pre-session posso elencarne alcune tra le più comuni.

 

  • Rottura di una back line: sganciare il quick release, il kite potrebbe iniziare una sequenza di Loop fuori controllo
  • Rottura depower; il kite vi da un deciso strattone e nella maggior parte dei casi ne perdete il controllo; self rescue.
  • Rottura chicken-loop: self rescue per i meno esperti, possibile navigazione unhooked per i più esperti magari tirando il depower con una mano.
  • Sgonfiaggio in aria di un bladder; avete chiuso tutto il sistema di one pump? bravi senza un bladder si puo ancora navigare altrimenti siete destinati ad una bella nuotata. Alla peggio sganciate il QR, self rescue, pack down e magari usare la tavola ( soprattutto se surfino, freerace/race con un bel volume) come riserva di galleggiamento su cui mettere tutta l’attrezzatura sempre e solo dipendendo dalla condizione meteo marine.

Tutte queste sono le sicurezza che dipendono solo da voi ma in mare spesso siamo tanti e la navigazione in gruppo implica il doversi confrontare con i comportamenti e spazi altrui; è per questo che sono in vigore delle regole di navigazione che non rappresentano una opzione ma bensì un obbligo da rispettare senza eccezioni.

Le regole base di precedenza sono codificate in maniera univoca, sono poche e chiare; non date retta a chi cerca sempre una interpretazione personale fingendo chissà quale preparazione tecnica. Non stiamo gareggiando in un match race, ne in una regata di flotta, non ci sono giudici di regata a cui chiedere una penalizzazione .

La conoscenza delle regole di precedenza deve far parte del bagaglio culturale di base di ogni velista che si rispetti ma purtroppo dobbiamo considerare l’eventualità di incontrare qualcuno che le regole le ignori completamente (capita spesso negli spot internazionali) o le interpreti sempre a suo modo e personale consumo ( gli Italiani sono maestri in questo J)

Precedenze-kitesurf

Il mio consiglio è sempre quello di osservare come navigano i kiters  prossimi a noi, stimare il loro grado di preparazione, capire che stile di kitesurf praticano; a volte basta davvero poco per questo tipo di valutazioni. Sono attimi ben spesi che fanno parte delle valutazioni che un kiter deve fare per aver piena coscienza dell’ambiente circostante.

Potrei aggiungere altre cose, infiniti esempi, ma direi che gli spunti per effettuare anche ricerche personali più approfondite ci sono tutti. Noi dalla nostra vi offriamo tutto il supporto per spiegare, chiarire e scambiare esperienze e nozioni tecniche.

Ci sono argomenti da sapere, tecniche di base da apprendere, attenzioni da avere ma non esiste una ricetta valida per ogni occasione.

Pratichiamo il nostro sport in un ambiente mutevole, condividendolo con sportivi che a loro volta rappresentano variabili non controllabili.

Fate vostre tutte queste procedure e poi avanzate nell’intensità/difficoltà delle vostre uscite per gradi e nel dubbio chiedete a gente esperta, non che dice di esserlo, mi raccomando; se si presentasse una situazione improvvisa da gestire sarebbe così più  alla vostra portata.  

Poi pensiamo a divertirci e ricordate che tutto parte da casa.

Molte volte è la stessa attitudine mostrata a terra il vero precursore di alcuni possibili problemi/incidenti in mare.

Kitesurf: non c’è rosa senza spine, maneggiare con cura!

….to be continued

Stay tuned, kitepoint.it on air!

A cura dello Staff  e Tecnici Federali  FIV – Kitepoint asd.

COME IMPARE IL KITESURFING

Il Kitesurf è uno sport adrenalinico, divertente e non troppo difficile da imparare: se lo si fa nel modo giusto!!

Il consiglio migliore che ci sentiamo di dare a chi vuole avvicinarsi a questo sport è di rivolgersi ad una scuola specializzata e certificata per frequentare un corso di kitesurf.

Dobbiamo sapere da subito che il Kitesurf è uno sport che può diventare rischioso se non si conoscono e non si rispettano alcune regole che vengono trasmesse agli allievi dalla durante le prime lezioni del  corso.

Il kitesurf  è uno sport che si può apprende in poco tempo, ma occorre conoscere bene le “dinamiche” e quindi studiare le tecniche, conoscerne i regolamenti, fare pratica ed esperienza sotto la supervisione di tecnici ed istruttori ben esperti.

Questi sono alcuni dei presupposti per acquisire padronanza della disciplina, migliorando giorno dopo giorno in sicurezza e con estrema facilità e sicurezza!!

Soltanto in questo modo si può diventare in poco tempo dei veri Kiter.

Presso la nostra Associazione potrete effettuare una prova gratuita di kitesurf  e quindi deciderein seguito se proseguire il vostro percorso di apprendimento con la nostra scuola di kitesurf

In questo link trovi tutte le  INFO CORSI KITESURF … Buona lettura!

 

 

INFO GENERALI SUL KITESURFING

Il Kite è tra gli sport acquatici più velocemente diffusi degli ultimi tempi; si pratica con un’ apposita tavola ed un aquilone (kite), manovrato mediante una barra di controllo collegata tramite quattro, o più linee.

Nell’ ottobre del 2008 il kitesurf viene ufficializzato da ISAF, il natante mosso dal vento più veloce del pianeta.

Per i principianti le condizioni ideali di vento per praticare il kitesurf sono comprese tra i 12 e i 24 Kts mentre i kiters più esperti riescono, con l’opportuna attrezzatura, a sfruttare venti compresi tra gli 8 ed oltre i 40 Kts!!

In condizioni di vento debole si usano aquiloni di dimensioni più grandi di quelli usati con vento forte. Con le condizioni ideali è possibile praticare lo sport in maniera sicura, planando semplicemente (freeriding), compiendo svariate evoluzioni o tricks (freestyle). È possibile usare il kite sia sulle onde (waveriding) che su acqua piatta (wakestyle).

Una caratteristica, oltre all’indiscussa praticità dell’attrezzatura, è la velocità con cui si può imparare a planare e in seguito a compiere evoluzioni.
Un buon corso di mediamente 15/16 ore fornisce le basi per un inizio della pratica sicura ed autonoma. Seguire un corso è ormai obbligatorio e assolutamente consigliato.

Il kitesurf infatti è uno sport definito estremo  benché i moderni materiali abbiano esteso la sicurezza, le insidie sono numerose, anche e soprattutto per chi e ciò che ci circonda.

Per minimizzare il pericolo occorre quindi frequentare un corso che illustri almeno i seguenti punti:

Teoria del volo, conoscenza dei venti
Uso di tutti i sistemi di sicurezza
Cenni di meteorologia
Decollo ed atterraggio

Ridecollo dell’ala
Bodydrag
Water-start

Molti Club, Circoli e concessioni chiedono di esibire una delle tessere attestanti le proprie capacità di conduzione di un kitesurf che vengono rilasciate al termine del corso.

In Italia esistono, esistono i circuiti  FSKI, IKO, IKU, FKI, FISW con numeri di affiliati modesti.
Chi manovra il kite (detto rider) se non correttamente “formato” ad effettuare prontamente le manovre di sicurezza può rappresentare un pericolo e creare danni a se ed chi lo circonda.

Per iniziare a praticare questo sport è necessaria la seguente attrezzatura:

Un aquilone (ala), completo di barra e linee;
Una tavola da kitesurf;
Un trapezio;
Attrezzatura di sicurezza (giubbotto protettivo o galleggiante, casco, coltellino per tagliare le linee);

PRESENTAZIONE DEI MATERIALI

KITE o ALA

Distinzione rispetto al numero dei cavi:

AQUILONE A DUE CAVI L’ala è fissata al boma tramite due cavi, ciò permette di agire solamente sulla sua direzione senza possibilità di picchiare o cabrare l’aquilone. Ne consegue una ridotta possibilità di scaricare la potenza di una raffica improvvisa. Sono generalmente impiegati nelle fasi di primo apprendimento anche se per il suddetto limite sono ultimamente poco utilizzati.

AQUILONE A QUATTRO CAVI L’ala è fissata alla barra di controllo tramite quattro cavi e dotata del sistema di depower,  ciò consente di gestire meglio la potenza dell’aquilone.

AQUILONE A CINQUE CAVI Tutti i nuovi kite vengono oggi forniti con quinta linea di serie e anche quelli di qualche anno più vecchi hanno comunque la predisposizione per volare con questa configurazione. Generalmente la quinta linea vera e propria è più lunga di una front-line dai 30 ai 60 cm. Il sistema della 5^ linea, fornisce un maggior de-power, una maggiore sicurezza e maggiore facilità di rilancio.

Distinzione rispetto al tipo di costruzione:

AQUILONI CASSONATI O FOIL Presentano una struttura a cassoni nei quali l’aria entra automaticamente da alcune finestre, la forma è simile a quella del parapendio, sono potenti e leggeri, ma lenti. Non sono consigliabili al principiante poiché quando l’ala cade in acqua è necessario farla ripartire al più presto, altrimenti, sgonfiandosi, l’acqua può penetrare nelle tasche d’aria, impedendo di rialzarla. Vi sono ora sul mercato alcuni modelli dotati di valvole che impediscono all’acqua di entrare nei cassoni.

AQUILONI GONFIABILI Dotati di camere d’aria, gonfiabili con una pompa, sono quelli più adatti ad un uso acquatico, infatti ripartono più agevolmente. Risultano facilmente visibili in caso di bisogno di soccorso e costituiscono un buon salvagente in caso di necessità. Le ali si differenziano per l’A.R. (Aspect Ratio), ovvero il  rapporto tra la larghezza e l’altezza di un kite. Le ali rivolte ai meno esperti hanno l’A.R. compreso fra 2.2 e 4. Un A.R. ridotto rende l’ala più semplice da usare, da settare e da rilanciare dall’acqua. Le ali con A.R. ridotto possono essere montate sia con due che con quattro cavi; le ali con A.R. elevato (da 5 in poi) vengono impiegate unicamente con quattro cavi, offrono prestazioni maggiori, ma sono indicate per il kiter esperto. Riguardo alla dimensione, alcune case produttrici riportano la misura della proiezione dell’ala, mentre altre riportano la sua superficie reale.

IL BOMA E’ la barra di comando mediante la quale possiamo imprimere i comandi all’ala. Ha una lunghezza che varia in funzione delle dimensioni dell’ala tra i 40 e i 70cm, e ricoperta con un grip morbido che ne favorisce la presa.

I CAVI

Collegano l’ala al boma, sono in Dyneema (per le linee) e in Spectra (prelinee) ed hanno un elevato carico di rottura (da 160 a 220 kg). I cavi sono collegati al boma mediante le prelinee, cime di spessore maggiore (4 – 5 mm) e di lunghezza variabile da 1 a 3 metri, che prevengono le abrasioni alle mani causate da contatti violenti con i cavi in Dyneema. La lunghezza dei cavi generalmente è di circa 27 mt., ma può variare da 15 mt fino a 30 mt. In condizioni di soprainvelatura, può essere utile ridurre la lunghezza dei cavi infatti a parità di ala cavo lungo=più potenza, cavo corto=più rapidità di risposta al comando.

LA TAVOLA

Le Tavola da kite può essere:

Bidirezionali: (o twin tip) molto maneggevoli di dimensioni contenute, adatte al  freestyle; si cambia direzione invertendo semplicemente la direzione dell’ala senza spostare i piedi. Alcune sono dotate di attacchi fissi derivati dal Wakeboard, una sorta di scarponi che tengono il piede ben saldo, usati da kiters molto esperti dotati di una grande padronanza dell’ala.

Direzionali: di derivazione windsurfistica, sono generalmente più voluminose delle tavole bidirezionali, hanno tre straps  e per cambiare direzione si esegue la strambata.

IL TRAPEZIO

Trapezio o Harness può essere tipo waist (a fascia), a seggiolino (oltre la fascia si aggancia anche alle gambe) oppure ibrido che può essere utilizzato sia come trapezio a fascia che come un trapezio a seduta. Ha un gancio  (spreader bar) che ne permette la connessione alla control bar. La sua funzione è quella di scaricare parte della trazione esercitata dal kite sul corpo del kiter invece che sulle sue braccia.

LA MUTA

La muta è un accessorio fondamentale per chi pratica il kitesurf. Passando molte ore in acqua anche d’estate il corpo perde liquidi e la temperatura corporea si abbassa e le prestazioni del kiter peggiorano. Anche d´estate è bene usare le mute in neoprene mentre si pratica il kitesurf magari anche se short. Utilizzare una muta per kitesurf é anche una questione di sicurezza in mare, perché protegge dai piccoli urti e dalle insidie nelle spiagge meno pulite.

Le mute possono essere:

  • Muta Stagna: essa non permette il passaggio dell´acqua
  • Muta Neoprene: lo spessore del neoprene incide sulla termicità della muta e sulla sua capacità di mantenere il calore corporeo. 

LE ANDATURE DI UN KITESURF

LE ANDATURE DI UN KITESURF

Prima di parlare delle andature, è opportuno imparare alcuni termini che ci saranno utili per identificare la posizione tra due o più oggetti rispetto alla direzione del vento:

sopravento (upwind): è tutto quello che viene colpito dal vento per primo rispetto ad un altro oggetto ed è quindi più vicino al punto di provenienza del vento.

sottovento (downwind): è tutto ciò che viene colpito dal vento dopo rispetto ad un altro oggetto ed è quindi più lontano rispetto alla provenienza del vento.

In tutti gli sport velici risulta sempre più semplice muoversi nella direzione del vento piuttosto che risalirlo. E’ però necessario sapersi muovere in tutte le direzioni e soprattutto riuscire a tornare al punto di partenza.

Per navigare in armonia e in sicurezza con il nostro kite dobbiamo essere dei bravi velisti, sfruttare al massimo il vento e riuscire a navigare in tutte le andature.

La prima andatura che ci troviamo ad affrontare, ed anche la più comune tra coloro che si apprestano ad effettuare i primi bordi, è il Lasco. La spinta verso prua della vela si fa importante e con vento sostenuto dobbiamo essere pronti a contrastarla: le catapulte avvengono al lasco! La velocità aumenta, ci troviamo infatti nell’andatura più veloce. Il Lasco è l’andatura intermedia tra il traverso e la poppa.

Il Traverso è l’andatura a 90° rispetto alla direzione del vento, e sarà l’obiettivo dei nostri primi bordi: in realtà scarrocceremo e non riusciremo a rientrare in spiaggia allo stesso punto dal quale siamo partiti. Lo scarroccio infatti è quel fenomeno che ci fa “derapare” sottovento rispetto alla traiettoria voluta, ed è dovuto al fatto che la forza di trazione del kite agisce lungo una direzione diversa da quella della nostra andatura. Solo con l’esperienza e adottando la giusta posizione sulla tavola e opponendo la pressione necessaria, riusciremo a limitare lo scarroccio.

L’andatura più importante e che ci rende davvero autonomi nella navigazione, in quanto ci permette di rientrare nel punto di partenza, è la Bolina, ovvero la capacità di risalire il vento. Con il kite, così come ogni mezzo a vela, è impossibile muoversi controvento, ma possiamo raggiungere un punto sopra vento bordeggiando, cioè alternando dei lati di bolina a destra e a sinistra, mantenendo un angolo con il vento di circa 45°. Quando passiamo da un lato all’altro, effettuiamo un cambio di direzione, o transizione.

Nell’andatura di Poppa ci si muove nella stessa direzione in cui soffia il vento. In realtà, nel kitesurf, non manteniamo mai una andatura di poppa, se non quando siamo con la vela ferma sulla nostra testa.Il boma va messo a 90° rispetto alla tavola per presentare al vento la massima superficie. E’ un’andatura molto lenta, nelle mani si avverte poca spinta perché cessa ogni funzione “aerodinanica” della vela. La posizione di poppa perfetta ed altamente instabile su tavole strette.

Altri termini che utilizzeremo spesso:
Poggiare vuol dire modificare la nostra direzione aumentando l’angolo rispetto al vento. Ad esempio si poggia per portarsi dalla direzione di traverso a quella di lasco.
Orzare significa stringere l’angolo verso il vento, ad esempio passando dal traverso alla bolina.
Si dice che navighiamo mure a dritta quando il kite è a destra, mure a sinistra quando il kite è a sinistra.

NORME DI PRECEDENZA NEL KITESURF

Le precedenze in acqua sono regolamentate dal N.I.P.A.M. (Norme Internazionali per Prevenire gli Abbordaggi in Mare, dove per abbordaggi si intendono le collisioni). Il N.I.P.A.M. stabilisce chi ha diritto di rotta e il comportamento che le imbarcazioni devono adottare in caso di incroci.

In pratica, ogni volta che le rotte di due imbarcazioni si incrociano, chi ha diritto di precedenza deve mantenere la propria andatura mentre l’altra imbarcazione esegue la manovra di disimpegno modificando la propria rotta. Comunque entrambi dovranno agire per evitare ogni possibilità di collisione.

Di seguito sono riportate le norme di precedenza generali valide tra tutti i tipi di imbarcazione. Ricordiamo che nel determinare il diritto di rotta il kitesurf è da considerarsi come una qualsiasi imbarcazione a vela.

Un ringraziamento speciale, per le delucidazioni e le immagini, a Mirco Babini e a CKI (Classe Kiteboarding Italia).

Precedenze Kitesurf – Norma N.1

Le barche a motore devono dare precedenza alle unità a vela; fanno eccezione i mezzi di pubblico servizio, imbarcazioni in avaria o in difficoltà di manovra o unità dedite alla pesca.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.2

In caso di incroci tra unità a vela che procedono su mure diverse, chi naviga mura a sinistra deve lasciare libera la rotta a chi naviga mura a destra.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.3

In caso di incroci tra unità a vela che procedono sulle stesse mura, chi si trova sopravento deve lasciare libera la rotta a chi si trova sottovento.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.4

Tra unità a vela che navigano sulle stesse mura ma con velocità diverse, quella che sorpassa sopraggiungendo da dietro deve lasciare libera la rotta a quella più lenta.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.5

In presenza di ostacoli bisogna tenersi discosti e dare possibilità ad eventuali altre unità presenti di manovrare liberamente per evitare a loro volta l’ostacolo.

 

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Precedenze Kitesurf – Norma N.6

Ci si deve tenere a debita distanza da campi di regata e di allenamento autorizzati, nonchè ad aree di accesso a porti, zone dedicate alla balneazione, scali e attracchi di mezzi di servizio pubblico.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.7

Se due kitesurf, pur non avendo traiettorie coincidenti, navigano a distanze ravvicinate, quello che naviga sottovento deve tenere basso il kite, quello che naviga sopravento deve tenere alto il kite. Questa norma vale sia per kitesurf che navigano sulla stessa rotta che kitesurf che navigano su rotte differenti.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.8

Il kitesurf che manovra, cambia mura, salta, procede con posture diverse da quelle di normale navigazione (blind, toe side), esegue loop o movimenti a otto del kite, perde il diritto di precedenza. Chi esegue queste manovre, deve tenersi a distanza di sicurezza da altre imbarcazioni/kitesurf.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.9

In prossimità dei corridoi di lancio, i kitesurf che stanno navigando devono dare la precedenza a quelli che hanno fatto decollare il kite e che stanno entrando in acqua. Chi sta facendo decollare il kite in spiaggia, prima di lanciarlo, deve comunque accertarsi che il corridoio di lancio sia libero.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.10

E’ vietato fare evoluzioni con kite, saltare, surfare l’onda nei corridoi di lancio. I corridoi di lancio devono essere utilizzati solo per raggiungere l’area di navigazione.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.11

Le manovre di decollo e di atterraggio del kite devono essere effettuate con la massima prudenza, evitando di rimanere con il kite in volo più del tempo necessario. E’ assolutamente pericoloso e vietato fare evoluzioni con il kite in spiaggia.

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Precedenze Kitesurf – Norma N.12

Il kitesurf che sta surfando un’onda frangente ha diritto di precedenza, indipendentemente dalle mura. Se più kitesurf stanno surfando la stessa onda, ha precedenza chi si trova più vicino al punto in cui l’onda frange.

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Federazione Italiana Vela

Riferimento del training program isaf 2013-­‐2016 per il kiteboard

AEREODINAMICA DI UN KITE

Testo e immagini a cura di Piercarlo Ricasoli

Parlare delle prestazioni di un kite evitando di prendere cantonate, richiede un minimo di conoscenza dei concetti aerodinamici che ne governano il volo. In questo ambito, infatti, il senso pratico può trarre in inganno conducendo a valutazioni e conclusioni errate. Cerchiamo quindi di spiegare in modo semplice, con un occhio sempre puntato all’aspetto pratico, alcuni complessi principi aerodinamici che sono alla base del funzionamento dei kite.

Penso di parlare a nome di tutti quando dico che la matematica e la fisica, a vari livelli, ci hanno fatto tribolare o spesso sono risultate incomprensibili. Di certo non avremmo mai pensato, io per primo a un passo dalla laurea in ingegneria meccanica, che alcune equazioni matematiche e pochi principi fisici potessero generare tanto divertimento, passione e addirittura dar vita ad un intero mondo: il kitesurf. Ebbene si, kiterwomen e kitermen, dopo un doveroso grazie ai fratelli Legaignoux, senza i quali la fisica sarebbe rimasta su carta e non a 27 metri dalla nostra tavola che sfreccia sul mare, viene spontaneo chiedersi: da dove viene la forza che spinge il kite e quale meccanismo la genera? Il vento è l’attore protagonista, non v’è dubbio, e il principio di funzionamento del kite, come si usa spesso dire, è lo stesso di un’ala d’aereo. Bene! Siamo a buon punto! Ora vediamo da vicino cosa succede quando un kite è in volo, investito dal vento, ma semplifichiamo i concetti considerando una sezione dell’ala, ottenuta effettuando un taglio parallelo ai bladder (figura), ad esempio al centro del kite. Effettuando il taglio in altri punti i ragionamenti e le conclusioni che seguono valgono lo stesso, ma cambia la forma della sezione e le corrispondenti forze in gioco. Prima di tutto fissiamo alcuni termini utili, aiutandoci con una figura esplicativa (figura 1).

La corda (Chord Line) è il segmento che congiunge il punto più esterno della leading edge con il bordo d’uscita del vento, detto trailing edge. L’angolo di incidenza o di attacco (Angle Of Attack), formato dalla corda con una linea orizzontale, misura l’inclinazione del kite rispetto alla direzione del vento ed è un fattore che, come sappiamo, influisce sulla potenza erogata dall’ala.

Il profilo del kite è, ai fini aerodinamici, formato dalla leading edge e dal canopy (il tessuto che ricopre la struttura gonfiabile) ma in volo si comporta come se fosse pieno, cioè l’aria scorre come si verifica intorno ad un profilo alare, ossia la sezione di un’ala d’aereo.

Quando il kite è in volo, il vento agisce con forze di pressione distribuite in ogni punto della superficie del kite, naturalmente con intensità diversa nei vari punti dell’ala. Per semplificare un discorso che in realtà è piuttosto complesso, e dato che a noi kiter interessa capire l’aspetto pratico di questi fenomeni, studiamo per ora solo l’effetto ottenuto sommando tutte queste forze di pressione, consideriamo cioè un’unica forza agente sulla sezione, detta forza risultante e applicata in un punto particolare detto centro di pressione (CP). A questo punto, però, chi di noi per parlare delle prestazioni di un’ala, ha mai detto “ho comprato questo kite perchè ha un sacco di forza risultante”? Credo nessuno, neanche i più tecnici. Per questo motivo dividiamo la forza risultante in due forze che hanno un significato importante per noi kiter, e i cui nomi sono conosciuti da tutti: il famoso lift o portanza aerodinamica, è la forza a 90° rispetto alla direzione del vento, e il drag o resistenza aerodinamica, parallela alla direzione del vento (figura 2).


Figura 2

Il Lift non è solo la forza che ci fa saltare, che porta in aria quando carichiamo l’ala allo zenith, ma anche la trazione che utilizziamo per planare o effettuare manovre quando l’ala è in potenza.

Possiamo pensare al lift come ad una forza sempre parallela alla direzione dei cavi.

Nelle considerazioni seguenti utilizzeremo le parole lift, forza trainante e portanza aerodinamica per indicare indifferentemente la forza sviluppata dal kite. Il Drag, invece, è la resistenza opposta dall’aria al movimento del kite, argomento che affronteremo in modo approfondito nel prossimo appuntamento.

Come viene prodotto il lift? Il flusso d’aria incontra il kite si divide in due (figura 3): una parte scorre sopra al profilo, l’altra scorre sotto e i due flussi si incontrano dopo il bordo d’uscita (trailing edge).


Figura 3

Le leggi aerodinamiche affermano che l’aria che scorre sopra ad un profilo alare, quindi al kite, è più veloce di quella che scorre sotto, inoltre la legge del Signor Bernoulli, matematico svizzero, dice che nei fluidi in moto maggiore è la velocità, minore è la pressione. Si può concludere, quindi, che nella parte superiore del profilo del kite l’aria ha grande velocità ma bassa pressione, viceversa nella parte inferiore dell’ala, dove l’aria è più lenta, la pressione è maggiore. In virtù di questa differenza di pressione tra parte superiore ed inferiore di un’ala, nella zona inferiore il profilo viene spinto, mentre nella zona superiore viene in un certo senso “risucchiato” e si genera così il tiro del kite, la portanza aerodinamica chiamata lift.

Come avere una prova pratica di questo fenomeno? Basta fare l‘esperienza del cucchiaio.

Occorrente: 1 cucchiaio, 1 rubinetto con acqua corrente, 2 dita. Afferrate il cucchiaio ad una estremità ed avvicinatevi lentamente al rubinetto in modo che l’acqua scorra solo sul dorso del cucchiaio stesso (fase 1). Il senso pratico suggerisce che l’acqua, colpendo il cucchiaio, lo respinga, invece mentre accostate il cucchiaio al getto sentite e osservate come il cucchiaio venga spinto verso l’acqua stessa (fase 2).

La spiegazione? Sul dorso del cucchiaio scorre un fluido, l’acqua, più veloce dell’aria ferma dalla parte opposta quindi, per la legge di Bernoulli, si crea una differenza di pressione che spinge il cucchiaio verso il getto d’acqua. Provate per credere! Questa esperienza dimostra anche che il kite non funziona come una busta di plastica gonfiata dal vento, cioè non tira perché il vento viene imprigionato dalla sua superficie, e spinge su di essa. Il kite eroga potenza perché l’aria, circolando con velocità diverse intorno al suo profilo, produce una differenza di pressione, quindi una spinta che costituisce la forza trainante.

Abbiamo detto che il lift di un kite è prodotto dall’effetto complessivo delle pressioni agenti sul profilo dell’ala. Approfondiamo un po’ il discorso chiedendoci: come sono distribuite queste pressioni sulla superficie di un kite? In quali punti la pressione è maggiore? Rispondiamo a questi interrogativi con il metodo che abbiamo utilizzato finora, al crocevia tra teoria, pratica ed intuizione.

In figura 4 è mostrata una possibile distribuzione delle pressioni intorno ad un profilo alare.


Figura 4

La lunghezza delle frecce indica l’intensità della pressione nel punto corrispondente della superficie: maggiore è la lunghezza della freccia, maggiore è la pressione nel punto corrispondente, e viceversa. Si osserva inoltre, come anticipato, che la pressione in alcuni punti è alta cioè maggiore di quella atmosferica (zone rosse), quindi spinge sul profilo, mentre in altri punti è bassa, minore della pressione atmosferica (zone arancione), ne consegue che il profilo viene in un certo senso “risucchiato”. La pressione ha valore variabile lungo la superficie del profilo, ma la zona che fornisce un contributo fondamentale alla portanza aerodinamica è, come mostrato anche nelle immagini successive, la porzione del profilo superiore più vicina alla leading edge. La distribuzione della pressione sul kite permette di capire quali zone sono maggiormente sollecitate e scegliere, per esempio, un diverso materiale e una differente modalità costruttiva per ciascuna di esse (ad esempio la geometria dei pannelli del canopy).

A questo punto è naturale chiedersi: come variano le pressioni al variare della geometria del profilo del kite e dell’angolo di attacco? Aiutandoci con un software di analisi dei profili alari possiamo visualizzare la distribuzione di pressione intorno a sezioni di forma diversa ma con stesso angolo d’attacco rispetto al flusso d’aria che li investe (figura 5). Nei diversi casi cambiano logicamente le forze che agiscono sul profilo.


Figura 5

Nella figura 6, è visualizzato un esempio di come varia la distribuzione di pressione al variare dell’angolo di incidenza, lasciando inalterata la forma. Teniamo presente che uno dei parametri di progetto di un kite è proprio l’angolo d’attacco. In realtà il kite deve poter performare in un certo range di valori dell’AOA, ma tra essi ne esiste uno per cui l’ala ha la massima potenza. L’AOA, quindi, non ha a che fare solo con la capacità di depotenziamento di un kite, ma fa capire una volta per tutte quanto sia importante mantenere il trim di serie di un’ala, affinché essa possa volare al giusto angolo di attacco ed esprimere tutto il suo potenziale. Troppo spesso, infatti, l’efficienza dei kite viene compromessa da modifiche arbitrarie effettuate soprattutto sulle back lines e sul depower. La parola d’ordine allora è: “non cambiamo il trim dell’ala!” a meno che non sia l’azienda produttrice a comunicare eventuali modifiche.


Figura 6

Nonostante tutte le valutazioni fatte finora siano state semplificate a favore della comprensione dei concetti, non dobbiamo dimenticare che: la forma del profilo varia da sezione a sezione lungo tutto il kite. La superficie del kite non è rigida come un’ala d’aereo ma fatta di tessuto, quindi la forma può cambiare allontanandosi da quella di progetto, con conseguente diminuzione del rendimento del kite, cioè della forza di trazione da esso sviluppata. Per questo motivo tanti sforzi sono dedicati ad irrigidire la struttura dei kite, soprattutto nelle zone chiave, mantenendone la leggerezza.

In questa chiacchierata tecnica sull’aerodinamica dei kite, abbiamo introdotto le forze che agiscono su un profilo alare, quindi sulla superficie di un kite, in particolare il lift. Oltre a chiarirne il meccanismo generatore e collegarlo con la distribuzione di pressione sul profilo, abbiamo visto come il valore della portanza dipenda da due fattori chiave, quali la forma della sezione e l’angolo di incidenza dell’ala con il flusso d’aria. Dalle considerazioni fatte emerge tra tutte un’osservazione: confrontare le prestazioni offerte dalle ali solo in base all’area proiettata o superficie utile è una pratica tanto diffusa quanto superficiale. È vero, infatti, che le forze aerodinamiche, tra cui il lift, crescono all’aumentare della superficie proiettata del kite, ma si possono avere due kite con uguale area proiettata e prestazioni completamente diverse semplicemente perché costruiti con profili diversi e progettati per volare con diverso angolo di incidenza. Addirittura, e non c’è da stupirsi, potremmo trovare un kite più potente di un altro con maggiore area proiettata, soltanto perché ha un profilo più efficiente dal punto di vista aerodinamico. Per rendere l’idea di quanto venga sopravvalutato il valore dell’area proiettata, basti pensare che avere tanti metri quadrati di superficie utile senza adottare per essa un profilo aerodinamico efficiente e un opportuno angolo d’attacco, equivale ad avere una kite grande che tira poco, in definitiva un attrezzo inutile.

I vantaggi che si ottengono con una soluzione, inoltre, devono essere confrontati con problemi di resistenza aerodinamica (drag), rigidezza e peso dell’ala, e velocità di rotazione del kite. I parametri che influiscono sulle prestazioni dei kite sono molti, e la maggior parte sfuggono ai nostri sensi, quindi oltre all’area proiettata, ricordiamo che ce ne sono tanti e tanti altri, non meno e forse più importanti.

LA FINESTRA DI VOLO

Il nostro Kite o la nostra ala si sposta in uno spazio aereo chiamato FINESTRA DI VOLO

Per capire come è orientata la finestra di volo rispetto alla spiaggia ed al mare bisogna identificare da subito la direzione del vento e  procedere come di seguito descritto:

Si individua la direzione del vento e ci si posiziona offrendogli le spalle, l’apertura delle braccia simboleggia la finestra del vento dove le mani sono i due punti a novanta gradi a  destra e a sinistra, lo zenit e’ dato dalla porzione di spazio sopra la nostra testa.

La finestra di volo ha la forma di un quarto di sfera.
La sua estensione e’ dunque di 180°, ed e’ la superficie lungo cui si muove l’aquilone, entro tale finestra la posizione che assume il kite ne determina la potenza e quindi la trazione che esso esercita sul kiter.

Con poco vento tale finestra si riduce notevolmente, arrivando anche a misurare 45°.
L’aquilone va’ tenuto sempre nella zona centrale della finestra di volo così da poterla sfruttare al meglio, al di fuori di tale zona il kite precipita.

Nella finestra di volo si individuano quattro zone significative  per il volo e la conduzione  dell’aquilone, esse sono:

• Lo zenit  denominato anche punto zero o posizione di stallo, esso si trova sopra la testa del kiter, l’ala ha poca trazione ed e’ l’ideale per riposarsi o  camminare.

• Il bordo finestra  detta anche zona neutra, e’ quella zona che si trova subito dopo lo zenit, passa sopra la testa del kiter  per  circa 45° prima di arrivare al centro finestra, e’ la zona dove si fa’ atterrare o decollare l’ala.

• Il centro finestra  e’ la zona di massima trazione del kite con le linee che formano 45° rispetto all’acqua. Portando l’ala dal bordo finestra verso il centro finestra si ottiene un aumento progressivo della potenza generata dal vento.

• La power zone e’ la zona di massima potenza del kite, e’ posizionata al centro ed in basso della finestra di volo.

DOVE PRATICARE IL KITESURF

TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE SU DOVE PRATICARE IL KITESURF : LO SPOT

LO SPOT (PUNTO DI USCITA) è il luogo che presenta le caratteristiche vento/terra/acqua adatte alla pratica del kitesurf.
Fondamentale è la sua scelta per assicurare il vostro divertimento e la vostra sicurezza!!
Molti sono i fattori che entrano in gioco e che dobbiamo valutare, quando  scegliamo dove praticare il kitesurf.

Tre i principali!!

1°- SCELTA DELLO SPOT IDEALE:

Per essere ideale, dovrete scegliere uno spot dove la direzione del vento sia il più parallela possibile alla spiaggia (vento side).
Con questa condizione, vi troverete ad avere le caratteristiche di vento e di mare più divertenti e adatte al kitesurf!!
Grazie alle previsioni meteo, consultabili su molti siti internet, oggi si ha la possibilità di sapere anche in anticipo direzione e intensità del vento e di recarsi quindi sullo spot più adatto!!

2°- LA VALUTAZIONE:

Per valutare tutte le caratteristiche di uno spot bisogna avere molta esperienza.
Soltanto l’occhio di un kiter molto esperto può valutare con precisione le condizioni ed eventuali pericoli nascosti, sia in acqua che sulla spiaggia.
Uno spot ideale, infatti, deve avere ampi spazi a terra, dove preparare l’attrezzatura ed eseguire le manovre di decollo e atterraggio; il vento più parallelo possibile, per la migliore condizione di partenza e rientro; e la totale assenza di barriere o pericoli in acqua.

3°- LA CONOSCENZA:

La conoscenza dello spot può aumentare di molto il piacere e la sicurezza delle vostre uscite in mare.
Ci sono posti, infatti, dove il vento può cambiare direzione e intensità in pochi minuti, o dove ci sono pericoli o correnti particolari in acqua, caratteristiche che soltanto i locals (persone del posto) conoscono ed a cui dovete chiedere informazioni!!
Ricordatevi quindi, quando cambiate spot, di informarvi sul posto, sulle caratteristiche del vento e del mare.

Controlla la spiaggia:
Assicurati di avere a disposizione un’area circolare di almeno cento metri sgombra da ostacoli e da persone.
Assicurati di avere tutta l’area di volo (30 metri) totalmente libera.
Assicurati che non ci siano scogliere o steccati sottovento.
Avvisa sempre qualcuno di guardarti e di chiamare soccorso in caso di difficoltà.

Controlla il Mare:
Assicurati che la corrente ed il vento ti spingano in direzione della spiaggia in caso di rientro a nuoto.
Assicurati che ci sia un mezzo di recupero nelle vicinanze.
Indossa sempre il giubbotto salvagente anche se fa caldo.
Non allontanarti troppo al largo e stai a distanza di almeno 300 metri dalla riva.

Controlla il vento:

  • Vento sideentra perfettamente parallelo rispetto alla spiaggia ed è adatto a Principianti ed Esperti e generalmente spinge verso terra in caso di difficoltà
  • Vento side-on, entra dal mare e soffia verso terra con un angolo di tra i 10 e 45 gradiE’ adatto a Principianti ed Esperti e generalmente spinge verso terra in caso di difficoltà
  • Vento on-Shore entra frontale rispetto alla spiaggia, ed è adatto soltanto a persone esperte perché ci spinge verso terra aumentando il pericolo di finire sulla spiaggia
  • Vento off-Shore entra da terra e soffia verso il mare, ed è adatto soltanto a persone molto esperte perché ci spinge verso il mare aperto quindi si può correre il rischio di restare a largo.

direzione _vento

 

GLOSSARIO PER IL KITESURF

Questa guida vi aiuterà ad imparare, comprendere e ricordare i termini utilizzati durante la pratica del kitesurf.

Alcuni termini che è importante conoscere:

 

A

Aquilone a cassoni – chiamato anche parafoil o ram-air è un kite che non necessita di bladder gonfiabili in quanto sulla leading edge sono collocate delle prese d’aria che gonfiano tramite il vento stesso molte camere d’aria, che a loro volta daranno profilo e rigidità a tutta l’ala.

Air Time o Hang Time – misura del tempo passato in aria durante un salto.

Ala, Kite o aquilone –  è la attrezzatura che “trascina” il kiter, con l’aiuto del vento. Più grande è l’ala, più grande sarà l’area che riceverà vento, ali grandi saranno adatte quindi a venti deboli e viceversa.

Angolo di incidenza AOA, (detto anche Angle of Attack AOI, Angle of Incidence) – calcolato rispetto alla direzione del vento misura la differenza in gradi tra quest’ultimo e la posizione del kite.

Aspect Ratio – AR, Il rapporto tra la larghezza e l’altezza di un kite. Kites con AR alto sono normalmente più tecnici e permettono salti più alti e hanno un wind range più ampio. Kites con AR basso sono più veloci e permettono un Air Time più lungo, funzionano meglio nella parte inferiore del loro wind range.

B

Back lines – linee che connettono le estremità della barra alla trailing edge.

Beaufort – scala per misurare la forza del vento, va da 0 (nessun vento) a 12 (uragano) deve il suo nome all’ammiraglio inglese Francis Beaufort.

Bladder – sono le camere d’aria che si trovano all’interno delle stecche del kite e della leading edge, danno il sostegno necessario a mantenere la struttura rigida. Tutto ciò serve a mantenere un profilo preciso della vela nonché a permettere una agevole ripartenza del kite una volta caduto in acqua.

Body drag – manovra che consiste nel essere trascinato dal kite, senza la tavola ai piedi. E? necessario imparare questa manovra per poter recuperare la propria tavola una volta caduta in acqua, in quanto questa manovra se effettuata bene permette al kiter di bolinare senza tavola e recuperare la stessa che normalmente si trova sopravento rispetto al kiter.

Bolina, Pointing – andatura che permette al kiter di risalire il vento, andando relativamente “controvento”. In pratica imparare questa andatura serve al kiter per poter partire e tornare dallo stesso punto senza ?perdere? acqua.

Boma, Barra o control bar – permette di trasmettere i comandi impressi dalle braccia, attraverso le linee, al kite.

C
Chicken loop, trim loop – anello collegato alle front lines del kite che tramite la sua connessione al trapezio del kiter permette a questi di navigare senza dover sostenere con le braccia tutta la trazione esercitata dal kite.

Chord – in un kite è la distanza tra il bordo di attacco (leading edge) e quello di uscita dell’ala (trailing edge).

D

De-power ? sistema di regolazione dinamica dell’angolo di incidenza, attraverso la trazione della barra, e quindi delle back lines si ha modo di aumentare la trazione esercitata dal kite. In pratica tirando la barra verso il proprio corpo il kiter percepirà un notevole aumento della trazione esercitata dall?ala (e ovviamente spingendo la barra verso l?ala il kite eserciterà una trazione inferiore). Questo meccanismo consente ad un kite di essere utilizzato con un range di vento estremamente più ampio rispetto ad un aquilone senza depower.

Downwind –  normalmente indica l?azione di navigare nella stessa direzione in cui il vento soffia.

Drag – trascinamento, forza esercitata dall?ala durante la navigazione. Spesso se questa componente è troppo elevata risulta difficile andare di bolina o al traverso. L?aquilone trascina il kiter verso di se.

Drift – deriva, (vedi drag).

Dual Line, 2 Line ? kite con due linee di uguale lunghezza che permettono al rider, tramite la loro distinta trazione, di girare il kite a destra o sinistra.
F

Finestra del vento – spazio aereo in cui il vostro kite può volare, può essere immaginato come un quarto di una sfera che si estende rispetto al vostro sguardo da 90 gradi a sinistra 90 gradi a destra e 90 gradi in alto.

Flex –  flessibilità, normalmente con riferimento alla flessibilità o di contro rigidità di una tavola da kiteboarding.

Footpads ? supporto di materiale morbido posizionato tra il piede e la tavola. Assorbe i colpi che la tavola, in navigazione, trasmetterebbe ai piedi, ne impedisce lo scivolamento, rendendo l?utilizzo della tavola più confortevole e meno traumatico.

Footstraps – cinghie imbottite che impediscono la perdita della tavola sia in navigazione che durante i salti.

Front lines – linee che connettono i cavi centrali della barra alla leading edge.

G

Grab: Una figura in aria, il kiter si abbassa e prende la tavola con le mani. Ci sono molti tipi differenti di grabs.

Grip: Rivestimento morbido e prensile del boma, serve a rendere più salda e comoda la presa. Termine utilizzato anche per indicare la presa, per esempio, di spigolo della tavola nell’acqua.

Gybe (or jibe): Strambare, cambiare direzione girando sottovento e continuando a girare fino a che non si sta andando nella direzione opposta.

G 10: Particolare materiale composito (vetroresina stratificata e pressata) usato per la costruzione delle pinnette.

H

Handling – capacità di kite di essere sensibile ai comandi del kiter, manovrabilità.

Harness – vedi trapezio.

I

Inflatable o Gonfiabile – un kite con bladders che devono essere gonfiati con pompa prima di volare. I kite gonfiabili hanno bladders sia nelle leading edge che struts. Quando I bladders sono gonfi il kite prende la forma adatta a  per volare.

K

Kiter – atleta che pratica il kitesurfing / kiteboarding.

L

Lasco, Leeward – andatura di navigazione, consiste nell?allontanarsi dal vento. Di contro l?andatura di navigazione che porta il kiter a risalire il vento viene detta bolina o windward.

Leading edge – la parte del kite in cui si trova il bladder più lungo, detto anche bordo d’entrata in quanto, quando il kite è in aria, è la prima parte del kite ad essere colpita dal vento. Di contro quando il kite è a terra, è la parte su cui il kite poggia. Alle sue estremità vengono connesse le front lines.

Leash d’ala – cordino elastico da collegare ad una delle linee del kite per far sì che, una volta azionato il sistema di sgancio rapido, la vela resti vincolata al trapezio ma sventi completamente. Con l’introduzione della 5° linea il leash si collega direttamente ad essa, risolvendo il problema di aggrovigliamento dei cavi. In caso di sgancio la barra scorre sulla 5° linea fino alla “stopper ball”.

Leash della tavola – cima elastica o ammortizzata con cui agganciare la tavola al nostro trapezio, per recuperarla velocemente dopo una caduta. Il leash va agganciato ad un’estremità della tavola e mai alla maniglia o alle straps. Inoltre rende necessario l’uso del CASCO perchè crea un effetto fionda che riporta la tavola verso il rider.

Lift – forza verso l’alto che il kite esercita sul rider, è proporzionale al quadrato della velocità del vento apparente.

Linee – cavi che collegano la barra al kite.

Luff, stallo ? assenza di pressione sufficiente sul kite per poterlo mantenere in aria e conseguente sua caduta.

M

Monodirezionale – tavola che ha una punta e una coda differente e viene utilizzata sempre nello stesso senso di marcia, obbligando il kiter a cambiare posizione dei piedi nelle strap o in alternativa andare in switch (con la schiena rivolta verso la vela). E’ la prima tavola usata per andare in kite perchè deriva direttamente dal surf o dal windsurf. Viene tuttora usata per fare kite tra le onde in quanto è normalmente più voluminosa, quindi galleggiante, permettendo al kiter di uscire con una vela meno potente permettendogli di surfare libero tra le onde, senza essere eccessivamente disturbato da un’ala troppo grossa e quindi poco gestibile.

Mutant – tavola ibrida tra un bidirezionale e un monodirezionale. Ha misure più contenute di un mono e più grande di bidi.

N

Nodo – miglia nautica per ora, corrisponde ad una velocità di 1,85 Km / h.

O

Off-shore wind – vento che soffia dalla spiaggia verso l’acqua. Solitamente questo corrisponde ad una situazione di acqua piatta e vento rafficato.

On-shore wind – vento che soffia dall’acqua verso la spiaggia. Solitamente questo corrisponde ad una situazione di vento costante e acqua mossa.

P

Planare ? fenomeno che descrive il fatto che sorpassata una certa velocità solo una parte della tavola da kite è a contatto con l?acqua (ma anche della chiglia di una barca a vela). Questo fenomeno che permette al kiter di navigare a velocità notevolmente più sostenute, è dovuto al fatto che la resistenza dell?acqua è più che proporzionale alla velocità della tavola, sorpassata una certa velocità l?acqua diventa in pratica una superficie dura su cui quindi anche una tavola piccola quanto una da kite può facilmente galleggiare.

Pompa – serve per gonfiare il kite.

Poppa ? parte posteriore di una tavola monodirezionale. Questo termine viene utilizzato anche per indicare un’andatura di navigazione con il vento che proviene da dietro (off the wind).

Power Zone – la zona della finestra del vento che si trova esattamente in basso e contemporaneamente di fronte al kiter, ove la forza esercitata dal kite stesso e massima.

Projected area – concetto diversamente interpretato: Per qualcuno è un’area variabile uguale alla superficie esposta al vento del kite stesso, infatti rispetto a quando il kite è appoggiato sgonfio a terra, mentre vola lo stesso presenta una superficie esposta al vento differente a seconda della sua posizione rispetto al vento stesso. Per altri è la superficie che si vede proiettando su un muro una luce interrotta da un kite posto gonfio davanti a questo. Varia da kite a kite e ovviamente e proporzionale alla potenza che il kite sarà in grado di sprigionare.

Q

Quick Release – sistema di sgancio rapido che permette al kiter di liberarsi velocemente dalla vela in caso di emergenza.

R

Raffica: colpo di vento.

Rail – è il bordo di una tavola. Può essere arrotondato o spigoloso dando alla tavola una guidabilità più soft o aggressiva.

Reaching – navigare con il vento che proviene di lato. Se il vento proviene proprio dal fianco l’andatura è detta al traverso (beam reach). Se la tavola è puntata verso la direzione da cui proviene il vento è detta di bolina (close reach). Se il vento proviene più da dietro che non di fianco, l’andatura è detta al lasco (broad reach).

Rilancio o Relaunch – manovra in grado di far ripartire un kite caduto in acqua, e necessario impararla per non spiaggiare come pesci morti o per non naufragare in caso di vento da terra. Più un kite ha un Aspect Ratio basso più sarà facile effettuare questa manovra. Anche la presenza della cosiddetta quinta linea aiuta principianti e non nell’eseguire il rilancio dell’ala.

Ripstop: si riferisce ad aree di rinforzo nel tessuto con cui è fatto il kite, che lo rende più resistente agli strappi. Un strappo si fermerà appena giunto ad una di queste aree rinforzate, o almeno così dovrebbe essere.

Rocker – la curva che si vede guardando una tavola di profilo. E’ la curvatura della tavola che permette alla stessa di avere le punte alzate quando la stessa è appoggiata a terra. In generale più una tavola è piatta più planerà a parità di vento, di contro una tavola con più rocker planerà di meno ma sarà più controllabile e gestibile tra le onde.

S

Side-Shore – vento che soffia parallelo alla spiaggia. Questo è il vento migliore, solitamente non crea acqua mossa e vento rafficato e, in presenza di onde, ci permette sia di surfarle che di spararvici contro a manetta contro usandole come trampolino per salti intergalattici.

Shaper – è quell’omino geniale che, come un folletto, lavora nella sua bottega per creare le tavole che ci faranno sognare durante le nostre uscite.

Stecca – normalmente in materiale plastico viene messa in prossimità dei TIP per renderli più rigidi rinforzando cosi la struttura e ottenendo una più veloce risposta ai comandi impressi dalla barra.

Struts – sono le stecche gonfiabili del kite, quelle in cui sono alloggiati i bladders. Normalmente in un kite ci sono da cinque a nove struts che partono dalla leading edge e vanno alla trailing edge.

Spectra – conosciuto anche come Dyneema è il materiale standard per la costruzione delle linee.

Spinout – situazione in cui la tavola perde la presa in acqua, la coda della tavola esce dall’acqua facendo perdere il controllo della tavola stessa.

Spreader bar –  la barra di metallo che si trova davanti al trapezio. Ha un gancio per agganciare il kite, non dovendolo così trattenere con la sola forza delle braccia.

T

Trailing edge o leech – bordo d’uscita alle cui estremità vengono connesse le back lines.

Trapezio o Harness usato dal kiter intorno alla vita. Può essere tipo waist (fascia) o seggiolino (oltre la fascia si aggancia anche alle gambe). Ha un gancio davanti (spreader bar) che ne permette la connessione alla control bar. La sua funzione è quella di scaricare parte della trazione esercitata dal kite sul corpo del kiter invece che sulle sue braccia.

Twin tip o bidirezionale – la più tipica tavola usata per il kitesurfing , come uno snowboard ha punte e code identiche può essere quindi indifferentemente utilizzata in ogni senso di marcia. Normalmente queste tavole vanno da 120cm a 160cm. La loro lunghezza e larghezza sono direttamente proporzionali alla loro capacita di sostenere un individuo e inversamente proporzionali alla capacita di gestire venti molto forti.

V

Vento apparente – vento percepito dal kite o dal rider mentre è in navigazione. Normalmente è maggiore del vento reale che sta soffiando in quello stesso momento. Se per esempio spira vento da nord a 10 nodi e il kiter si sta muovendo verso ovest sempre a 10 nodi il vento apparente, quindi percepito dal kite o dal rider e di 14 nodi La direzione del vento apparente si muove nella direzione in cui si naviga d?accordo con l?aumento della velocità.

Vento termico – vento originato dalla differenza di temperatura delle masse d’aria presenti in due zone differenti. Normalmente la massa di aria fredda presente sul mare rispetto a quella calda presente sulla terra.

W

Wakeboard – tavola bidirezionale utilizzata normalmente per farsi trainare da un motoscafo usando l’onda prodotta da quest’ultimo come rampa di lancio. E’ sempre provvisto di attacchi a scarponcino che permettono una presa sull’acqua esagerata. Questa può essere utilizzata per fare kite con l’unico svantaggio della scomodità degli scarponcini non sempre facili da mettere e togliere, oltre che fastidiosi dopo un certo tempo passato in acqua.

Wind range – il campo di utilizzo di un kite, normalmente espresso i nodi. Ad esempio un kite da 16mq ha normalmente un range tra i 10 e i 16 nodi. Il range viene influenzato notevolmente dal peso del rider, nel senso che due atleti di diverso peso avranno bisogno di due ali di diversa misura per uscire con lo stesso range di vento. Per esempio per uscire con un vento da 10 a 16 nodi un atleta pesante dovrebbe usare una vela di 16/18Mq mentre uno estremamente leggero potrebbe usarne una di 12/14 Mq.

Z

Zenith – il punto in cui si trova il kite quando sta sopra alla vostra testa, fermo pronto per partire.

 

…e adesso tutti in acqua!

 

KITEPOINT STYLE!!