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La sicurezza: le basi per una session di solo divertimento!

La cronaca a volte sembra volerci svegliare da un sogno con un diretto diritto sotto il mento per riportarci ad una realtà passata in cui l’incidente grave praticando il kitesurf non era evento raro.

La nostra passione per uno sport  dichiarato estremo potrebbe portarci a pensare che a noi non capiterà forse mai,  che è stato un caso fortuito e che  l’oceano racconta spesso tragedie forse in parte evitabili o forse no ma  che comunque sentiamo molto lontano da noi.

Quando succede un incidente ad uno sportivo amatoriale o pro che sia è sempre toccante e tutta la comunità degli sportivi ne risente emotivamente; siamo uomini  e le emozioni fanno parte del nostro essere ma siamo anche sportivi e quindi votati per definizione al superamento dei nostri limiti.

Quello che uno sportivo può e deve fare, quello che noi tutti possiamo fare è cercare di superarli  conoscendo il più possibile tutti i singoli passi previsti da procedure ormai standard di sicurezza del kitesurf.

La conoscenza di ciò può aiutare a rompere anche solo un anello della catena di eventi che possono portare ad un epilogo negativo.

Dunque è compito dei tecnici della federazione, istruttori di qualsiasi associazione o ente sportivo informare i propri allievi/soci ma è di fatto anche coscienza ed obbligo di ogni singolo sportivo di ogni livello cercare di ottenere il maggior numero di informazioni sull’argomento sicurezza, valutando sempre la fonte.

Tutto parte proprio da voi! in fondo siete voi che scegliete di fare kite, voi siete i migliori arbitri e giudici di voi stessi.

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Direi che iniziare dalla valutazione della propria condizione fisica sia assolutamente prioritario, personale certamente ma fondamentale.

Solo voi conoscete il vostro stato di salute.  Sento dire spesso: più il gioco si fa duro e più i duri cominciano a giocare.  Sappiate che non c’è un detto piò fuorviante di questo per quanto riguarda gli sport estremi. Non si tratta di orgoglio o dover dimostrare quanto si vale. Gli atleti professionisti degli sport estremi sono sotto attento controllo medico ed hanno a disposizione una  equipe votata al raggiungimento della loro massima performance; nessuna improvvisazione o atto impulsivo.

Dunque riflettiamo;  la conoscenza del proprio stato di salute è fondamentale in quanto se non lo si conoscesse a fondo anche una situazione  ipoteticamente tranquilla potrebbe risultare a rischio.

Voi direte: “ma noi siamo soci della Kitepoint! “

Ottima risposta e direi un buon punto di partenza; questo significa che abbiamo un certificato medico ( agonistico o non agonistico) obbligo di legge, che attesta le nostre condizioni generali di buona salute, abbiamo fatto almeno un elettrocardiogramma,  magari siamo anche donatori di sangue e ci manteniamo in forma.

Per quanto riguarda il lato tecnico, ormai gli standard di sicurezza dell’attrezzatura di cui ha bisogno un kiter per navigare sono davvero molto alti.

Esistono più livelli di sicurezza per quanto riguarda l’attrezzatura in senso stretto: depower, quick release, sgancio leash di sicurezza e coltellino..

Questi sono sistemi da conoscere ed esserne  assolutamente padroni ma non bisogna dimenticare che la sicurezza inizia a casa vostra e magari proprio nei giorni in cui non fate kite!

Lo so, lo so; siete impegnati, avete famiglia, gli obblighi lavorativi vi assorbono completamente ma onestamente, quanto vi farebbe arrabbiare questo scenario: dopo tanti giorni di “piatta”, finalmente si presenta  all’orizzonte una bella “ maestralata” di 20 nodi , arrivate in spiaggia e  scoprite che c’è qualcosa che non va nella vostra attrezzatura?

Quindi il consiglio è quello di controllare lo stato della vostra attrezzatura quando non siete impegnati in mare.

Si tratta di controllare:

1- Stato delle linee: usura, controllo di assenza di nodini, che potrebbero rappresentare i prossimi punti di stress e sicura rottura.

2- Stato della cima del depower

3- Stato della barra

4- Funzionamento del Quick Release

5- Stato delle briglie del Kite

6- Stato e pulizia delle carrucole (se presenti)

7- Stato del Kite in generale ( tessuto, stato dei bladders)

8- Stato della muta ( soprattutto quella invernale: il freddo toglie rapidamente energie e lucidità)

Ok, ci siamo , l’attrezzatura è pronta dunque siete pronti per una nuova session.

Qual sono i prossimi passi per godercela in pieno? La valutazione dello spot e delle condizioni meteo marine .

Valutare correnti, eventuali fronti all’orizzonte, stato del mare sono le valutazioni che un velista/ kiter deve constantemente fare e mai dare per scontato, neanche nel proprio home-spot,  in quanto possono cambiare a volte anche rapidamente soprattutto quando si parla di perturbazioni in evoluzione.

Chiediamo agli esperti del posto, aspettiamo che altri di un livello superiore a noi vadano in acqua per avere dei riscontri; onestamente se un kiter più bravo di me mi dicesse di non uscire io gli darei retta. Forse perderò una uscita di sicuro molto sofferta e non divertente ma di sicuro ne avrò guadagnate molte e molte altre; si migliora per gradi.

 Quindi riassumendo:

 1- Stiamo bene fisicamente e ben allenati   

2- Attrezzatura in ordine

3- Condizioni per una session adatta al nostro livello

Direi che con questa base di partenza allontaniamo di molto la possibilità che possa accadere qualcosa che vada al di la delle nostre capacità di risposta ad un evento improvviso.

Però non dimentichiamoci che non siamo in palestra  o in uno spazio chiuso: l’episodio che può innescare una serie di eventi può sempre accadere; sta a noi sapere come disinnescare la possibile miccia.

Realisticamente la maggior parte dei Kiters amatoriali esce in condizioni meteo marine relativamente standard dove il rischio maggiore è rappresentato dal calo di vento improvviso e /o rotture varie.

Scenario Calo di vento.

Ci ritroviamo in quella condizione che molti kiters temono: kite in acqua senza la minima possibilità di farlo ripartire.

Orgoglio personale distrutto, autostima a pezzi, sappiamo già che tornando a riva dovremmo offrire da bere a qualcuno, ma “no panic” e usciamone con le nostre forze. 

Applichiamo la procedura standard di Self Rescue, pochi passi da effettuare in sequenza, senza allarmismi.

 1- Rilascio completo del quick release lasciando arrivare la linea di sicurezza fino alla stopper ball.

2.- Recupero della linea di sicurezza ( meglio di lato per evitare intrecci e mai e dico MAI arrotolandola intorno a mani o dita) fino a giungere alla barra.

3- Avvolgere la linea di sicurezza intorno alla barra per essere sicuro di neutralizzare il tiro del kite e mantenerlo così in stand-by.

4- Iniziare a  riavvolgere  tutte le linee intorno alla barra, come si fa quando disarmate il kite a terra, fino a giungere in prossimita del kite.  Dovrete applicare un po di leva per riavvolgerle tutte.

5- Giunti al kite possiamo scegliere due opzioni: nuotare con il kite o usarlo come vela, dipendendo dalla direzione del vento che non è scontato possa aver cambiato direzione.

6- Esiste ancora una leggerissima brezza side, side on che ci permetterebbe di tornare a riva facendo meno fatica usando il kite come vela in acqua

Ottimo! Dunque la procedura è prendere uno dei due TIP e portarlo a noi che nel frattempo ci saremo adagiati al centro della leading edge. Con il kite completamente gonfio potrebbe essere difficile portare uno di questi TIP a noi; molti suggeriscono di sgonfiare un po il kite. Attenzione che i kites moderni sono tutti one pump, quindi se non lo aveste fatto prima chiudete tutti i bladders prima di sgonfiare leggermente la leading edge per facilitarvi il movimento e non rischiare uno sgonfiaggio eccessivo e repentino.

Si potrebbe obiettare: ma perché tutta questa fatica? Sgonfiamo tutto,  pieghiamo e nuotiamo.

Obiezione a cui si risponde sottolineando l’importanza di essere visibili in acqua e di risparmiare fatica; facciamo lavorare il kite per noi.

La procedure finali di “pack down” del kite, cioè sgonfiaggio e ripiegatura in mare, è valida se fosse presente un mezzo di appoggio pronto a raccogliervi: è una procedura non di sicurezza in senso stretto ma atta a facilitare il recupero a bordo.

In tutta questa procedura sembra ci siamo dimenticati di parlare della nostra cara e amata tavola, compagna di avventure; ebbene no.  Siamo in situazione di “emergenza” e dobbiamo fare una scelta e si opta sempre per il kite; gallegiabilità e visibilità. Certo se davvero le condizioni meteo fossero davvero tranquille con acqua piatta e la tavola fosse ancora vicino a noi, possiamo pensare di agganciarla al nostro leash ma sappiate che questo comporta sempre un margine di rischio. Pensiamoci dopo alla tavola, una volta a terra ed in sicurezza.

IL SELF RESCUE CODIFICATO DALL’ISAF

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Attenzione!In acqua le energie possono rapidamente consumarsi se unite a panico.  L’utilizzo di un giubbotto di aiuto al galleggiamento e prevenzione impatti è consigliato; in certe situazioni il cui sviluppo prevede del tempo in acqua per uscirne per riportarsi in completa sicurezza,  può fare la differenza nella gestione delle vostre forze.

Vorrei sottolineare uno scenario dove l’azionamento del quick release e sgancio leash di sicurezza sono  d’obbligo; mare con onda formata importante, kite ormai nell’impossibilità di essere rilanciato ma con ancora trazione o rischio di essere trainato dall’onda . Non c’è self rescue che tenga, li si rischia l’annegamento; abbandonare l’attrezzatura e pensare a portare a casa la pelle ragazzi!!

In questo scenario potrebbe essere anche di vitale importanza l’uso del coltellino inserito ormai nella maggior parte dei trapezi moderni o comunque se non lo avete pensate a dotarvene subito. Le onde potrebbero spingervi tra le linee del kite e rischiare di rimanerne avvolti; in tal caso estrarre il coltellino e tagliare con vigore le linee senza pensarci due volte.

Per quanto riguarda le rotture improvvise che hanno comunque una probabilità di avvenire anche se avete fatto un check completo pre-session posso elencarne alcune tra le più comuni.

 

  • Rottura di una back line: sganciare il quick release, il kite potrebbe iniziare una sequenza di Loop fuori controllo
  • Rottura depower; il kite vi da un deciso strattone e nella maggior parte dei casi ne perdete il controllo; self rescue.
  • Rottura chicken-loop: self rescue per i meno esperti, possibile navigazione unhooked per i più esperti magari tirando il depower con una mano.
  • Sgonfiaggio in aria di un bladder; avete chiuso tutto il sistema di one pump? bravi senza un bladder si puo ancora navigare altrimenti siete destinati ad una bella nuotata. Alla peggio sganciate il QR, self rescue, pack down e magari usare la tavola ( soprattutto se surfino, freerace/race con un bel volume) come riserva di galleggiamento su cui mettere tutta l’attrezzatura sempre e solo dipendendo dalla condizione meteo marine.

Tutte queste sono le sicurezza che dipendono solo da voi ma in mare spesso siamo tanti e la navigazione in gruppo implica il doversi confrontare con i comportamenti e spazi altrui; è per questo che sono in vigore delle regole di navigazione che non rappresentano una opzione ma bensì un obbligo da rispettare senza eccezioni.

Le regole base di precedenza sono codificate in maniera univoca, sono poche e chiare; non date retta a chi cerca sempre una interpretazione personale fingendo chissà quale preparazione tecnica. Non stiamo gareggiando in un match race, ne in una regata di flotta, non ci sono giudici di regata a cui chiedere una penalizzazione .

La conoscenza delle regole di precedenza deve far parte del bagaglio culturale di base di ogni velista che si rispetti ma purtroppo dobbiamo considerare l’eventualità di incontrare qualcuno che le regole le ignori completamente (capita spesso negli spot internazionali) o le interpreti sempre a suo modo e personale consumo ( gli Italiani sono maestri in questo J)

Precedenze-kitesurf

Il mio consiglio è sempre quello di osservare come navigano i kiters  prossimi a noi, stimare il loro grado di preparazione, capire che stile di kitesurf praticano; a volte basta davvero poco per questo tipo di valutazioni. Sono attimi ben spesi che fanno parte delle valutazioni che un kiter deve fare per aver piena coscienza dell’ambiente circostante.

Potrei aggiungere altre cose, infiniti esempi, ma direi che gli spunti per effettuare anche ricerche personali più approfondite ci sono tutti. Noi dalla nostra vi offriamo tutto il supporto per spiegare, chiarire e scambiare esperienze e nozioni tecniche.

Ci sono argomenti da sapere, tecniche di base da apprendere, attenzioni da avere ma non esiste una ricetta valida per ogni occasione.

Pratichiamo il nostro sport in un ambiente mutevole, condividendolo con sportivi che a loro volta rappresentano variabili non controllabili.

Fate vostre tutte queste procedure e poi avanzate nell’intensità/difficoltà delle vostre uscite per gradi e nel dubbio chiedete a gente esperta, non che dice di esserlo, mi raccomando; se si presentasse una situazione improvvisa da gestire sarebbe così più  alla vostra portata.  

Poi pensiamo a divertirci e ricordate che tutto parte da casa.

Molte volte è la stessa attitudine mostrata a terra il vero precursore di alcuni possibili problemi/incidenti in mare.

Kitesurf: non c’è rosa senza spine, maneggiare con cura!

….to be continued

Stay tuned, kitepoint.it on air!

A cura dello Staff  e Tecnici Federali  FIV – Kitepoint asd.